sabato 14 gennaio 2012

Emmaus



 

"Abbiamo tutti sedici, diciassette anni – ma senza saperlo veramente, è l’unica età che possiamo immaginare: a stento sappiamo il passato”.


Noi e loro. Un romanzo scritto in prima persona plurale.
Romanzo complesso e a tratti illuminante nella descrizione dell’alta e bassa borghesia, sublime descrizione di una certa gioventù cattolica attiva. E nello stesso tempo di certa giovinezza estrema e autodistruttiva.
Il gruppo è disintegrato dal contatto con Andre, quasi la giusta punizione, di verghiana memoria, per aver tentato la scalata sociale. Ma il confine c’era davvero? Mi rimane questo dubbio, gli eccessi mistico-altruistici del Santo sono poi così lontani dalle sfide erotiche di Andre?
La tormentata adolescenza, che mal si riconosce nella generazione precedente, cerca una via di fuga e di affermazione e, inesorabilmente, percorrendo le vie più tortuose, ritorna nel luogo da cui voleva fuggire.
La figura di Andre è affascinante, riesce a cogliere in ognuno dei quattro ragazzi il punto debole e metterlo a nudo. Ma non per ferirli ma per renderli consapevoli e, a suo modo, liberi. Purtroppo è difficile sopportare il peso della verità, soffocati dall’educazione e dalla stessa immagine che hanno di sé.
Così Bobby, che tanto voleva la musica, grazie a Andre potrà suonare fuori dalla chiesa e scoprire la bellezza in se stessa, senza una qualche motivazione. Il Santo diventerà il suo demone. Luca potrà capire chi ama.
Ognuno si perderà a se stesso e in se stesso, tranne l’ultimo.
Rimane una grande tristezza per la veridicità dello spaccato sociale che ne esce, per le persone che si perdono, ma soprattutto per la fine della giovinezza.
Baricco scrive benissimo, non c’è dubbio, è un vero piacere leggerlo. Non condivido completamente le idee del romanzo ma concordo pienamente con il finale: l’educazione che si ha ricevuto non si può rinnegare, entra in noi ed è noi, nel bene e nel male.

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